I Solisti Ambrosiani

Domenica 09 gennaio 2022 – ore 17,00

Centro Eventi “Il Maggiore”

Solisti Ambrosiani

Tullia Pedersoli (soprano)  Davide Belosio violino),Emma Bolamperti (clavicembalo),
Claudio Frigerio (violoncello), Franco Lazzari (tiorba)
Musiche di T. Albinoni, A. Caldara

 

Programma

A. Caldara (1670-1736):
Sonata II per violino e b.c.
Preludio Adagio Allegro Allegro

A. Caldara: Innocente cor mio
Cantata II per soprano, violino e b.c. .Innocente cor mio (Recitativo)
Non fidarti (Aria)
La vaga luce (Recitativo)
Temi d’amore (Aria)

T. Albinoni (1671-1751):
Sonata in si bem. per violino e b.c.
dedicata a Pisendel T.SO 32
Adaggio Allegro Adaggio . Allegro

T. Albinoni: Lontan da te mia vita Cantata
Lontan da te mia vita (recitativo)
Senza voi care pupille (aria)
Deh se i pianti e i sospiri (recitativo)
Chi mi rende (aria)

Antonio Caldara:
Sonata IV per violino e b.c.
Preludio Allegro

Antonio Caldara : Risoluto son già
Cantata VI II per soprano, violino e b.c.
Risoluto son già (recitativo)
Arma, frodi, strali (aria)
Quel panico spavento (recitativo)
Guerra guerra (aria)

 

I Solisti Ambrosiani sono un ensemble italiano specializzato nel repertorio antico e nell’esecuzione filologica su strumentazione originale, fondato nel 2008 dal soprano Tullia Pedersoli e dal violinista Davide Belosio.
Il gruppo trova nel temperamento dei singoli componenti e nella flessibilità della formazione – dal duo alla piccola orchestra da camera – la propria impronta stilistica.
E’ costituito da Tullia Pedersoli, Soprano – Davide Belosio, Violino -Massimo Marchese tiorba – Claudio Frigerio, Violoncello – Emma Bolamperti, Clavicembalo e svolge attività concertistica in Italia e all’estero. E’ stato più volte ospite di prestigiosi festival e stagioni musicali e ha realizzato incisioni discografiche ottimamente recensite dalla critica di settore.

Antonio Caldara è stato uno dei più noti compositori della sua epoca, applaudito sia come operista sia come autore di musica oratoriale e sacra. A Venezia fu cantore e violoncellista di San Marco. Nel 1699 si trasferì a Mantova dove gli fu assegnato il posto di “Maestro di Cappella, da Chiesa e da Teatro”. Fu un fecondo compositore e molte sue composizioni furono date in seconda esecuzione in castelli e chiese boeme e morave, subito dopo la prima rappresentazione assoluta a Vienna.
Nelle sue opere l’armonia è libera, giocosa, ,il recitativo elegante. La melodia, piena e delicata, elegante e agile, trae origine dalla musica popolare veneziana

Tomaso Albinoni, considerato oggi fra i più significativi esponenti del tardo barocco veneziano, fu un compositore prolifico, apprezzato violinista, cantante, direttore dell’ accademia. “Dei Carteri” Coltivò l’arte della composizione musicale soltanto per diletto e non per esigenze di affermazione professionale Visse sempre a Venezia anche se viaggiò molto. Divise equamente la sua attività tra le composizioni per canto e per strumenti.
Nello stile, Albinoni elabora un originale linguaggio compositivo, caratteristico e facilmente riconoscibile che rimase tendenzialmente stabile in tutta sua composizione artistica: conferendo alla sua produzione una grande omogeneità

T. ALBINONI,«Lontan da te mia vita»
Recit. – Lontan da te mia vita / s’ancor viva son io o che del viver mio il faretrato arcier forma un portento,o per anima in seno ho il mio tormento; no che viva non sono / se il mio cor, la mia vita è sempre teco: si che viva son sempre a’ la mia morte a’ canto, se mi scorge ch’io vivo / il duolo e il pianto.

Aria – Senza voi care pupille s’io mi viva ancor non so. Così esangue è questo core, che nel pianto, e nel dolore viven-do il mio morir vita non ho. Senza voi care pupille s’io mi viva ancor non so.

Recit. – Deh, se i pianti, e i sospiri /pon destarti a pietade,biondo nume di Delo / rischiara l’aura, e il cielo, e porta (oh Dio!) quel giorno, / ch’a me l’anima mia faccia ritorno.
Affretta il tempo e l’ore / perché rieda il mio core, e s’al corso men lenti / con i tuoi dardi Amor / sferza i momenti.
Aria – Chi mi rende il mio tesoro vita all’alma renderà. Chi mi dà chi tanto adoro del mio core il cor sarà.
Chi mi rende il mio tesoro vita all’alma renderà.

A. CALDARA
Recit. Innocente cor mio di costanza, e di fede albergo, e centro a che di due pupille / t’impegna il dolce ardor? Dove t’inoltri, malgrado i sentimenti, che l’alma libertà fedel t’inspira? Sotto la neve, e rosa che appresso de’ suoi rai sorgon più belle; sotto la vaga fiamma, che il rischio dei suoi lampi amabil rende alma crudel chi sa? forse s’asconde. La libertà perduta tardi, o non mai racquista un cor fedele: più non giova offrir voti a la salute, quando nel seno incauto avvelenato stral già aprì la piaga: fuggi, fuggi, o mio cor, né più t’arresta, perché sol serve ad aggravar le pene l’opporsi al vincitor tra le catene.
Aria – Non fidarti, e non scherzare con l’amor benché nascente. Poiché debile scintilla e negletta a pena brilla spesso accende ardor possente.
Recit. – La vaga luce di quei rai che miri t’alletta e ti consiglia a riceverne in sen tutto il riflesso: ma sarai poi sicuro di resister costante a la sua fiamma, godendone tranquillo lo splendore senza esposti all’ìncendio?

No: non credi a te stesso, o incauto core, poiché al foco ad amore non fu possibil mai di por confine: amerai dunque, e come?
Non paventi i perigli, le cure, le frodi, ed i martori
gli inganni ed i timori, le angosce e le sciagure
che seco tragge amor nel sen che accende?
Ah, detesta cor mio le lusinghe d’un ben troppo fallace che sa introdursi, tenera dolcezza,
e non finisce mai che in amarezza.
Aria – Temi d’amore / se mai t’infiamma dolce la
fiamma / vago l’ardor. Poiché violento / per un contento che porge ai sensi / di mali immensi / inonda il cor.Temi d’amore / se mai f’infiamma dolce la fiamma / vago l’ardor.

CANTATA
Recit – Risoluto son già – tiranno amore – a sciogliere quei lacci dove vil prigionier restai gran tempo; l’alma ragion m’insegna ch’ogni core fedel falso tradisti, già ardisco disprezzar il fiero sdegno, me tanto tormentò quest’alma infausta già il tuo valore sfido, già t’aspetta impaziente il cor tenace
e aspra guerra antepone a infida pace.
Aria – Arma frodi, strali scocca provocato cieco ingrato contro questo offeso cor. Restar saldo ognor mi tocca che il fuggire dal tuo ardire par trionfo, ed è timor. Arma frodi…
Recit. – Quel panico spavento che prima d’affrontarsi col periglio l’alma spinge alla fuga,
è troppa soggezion, poiché s’apprende maggior di
quello ch’è il periglio stesso, e quando il danno
inaspettato arriva, entra struggendo il petto mal difeso che trovò già avvilito: per vincer dunque l’armi de l’amore meglio è un sprezzante ardir che un vil timore.
Aria – Guerra, guerra, all’armi, all’armi, ardirò così
inoltrarmi nella reggia della gloria.
Manterrà il mio cor l’impegno sinché renda al valor
degno o la morte o la vittoria.