8° Concerto

Domenica 08 marzo 2020 – ore 16,00
In occasione della Giornata Internazionale della Donna

Centro Eventi “Il Maggiore”

I solisti AMBROSIANI

soprano,violino, violoncello, tiorba, clavicembalo
Musiche di T. Albinoni, A. Caldara

Programma

A. Caldara (1670-1736)
Sonata II per violino e b.c.
Preludio Adagio –Allegro – Allegro

A. Caldara
Cantata II per soprano, violino e b.c. .Innocente cor mio (Recitativo)
Non fidarti (Aria)
La vaga luce (recitativo)
Temi d’amore (Aria)

T. Albinoni (1671-1751)
Sonata in si bem. per violino e b.c.
Adaggio Allegro Adaggio . Allegro

T. Albinoni:
Cantata
Lontan da te mia vita (recitativo)
Senza voi care pupille (aria)
Deh se i pianti e i sospiri (recitativo)
Chi mi rende (aria)

Antonio Caldara
Sonata IV per violino e b.c.
Preludio – Allegro

Antonio Caldara
Cantata VI II per soprano, violino e b.c.
Risoluto son già (recitativo)
Arma, frodi, strali (aria)
Quel panico spavento (recitativo)
Guerra guerra (aria)

I Solisti Ambrosiani  sono un ensemble italiano specializzato nel repertorio antico e nell’esecuzione filologica su strumentazione originale, fondato nel 2008 dal soprano  Tullia  Pedersoli  e  dal  violinista  Davide Belosio.

Il gruppo  trova nel temperamento dei singoli  componenti e  nella flessibilità  della formazione – dal duo alla piccola orchestra da camera – la propria impronta stilistica.

E’  costituito da Tullia Pedersoli, Soprano – Davide Belosio, Violino –  Mauro Pinciaroli, Arciliuto –  Claudio Frigerio, Violoncello – Emma Bolamperti, Clavicembalo  e svolge attività concertistica in Italia e all’estero. E’  stato più volte ospite di prestigiosi festival e stagioni musicali e ha  realizzato incisioni discografiche ottimamente recensite dalla critica di settore.

Antonio Caldara è stato uno dei più noti compositori della sua epoca, applaudito sia come operista sia come autore di musica oratoriale e sacra.
A Venezia fu cantore e violoncellista di San Marco. Nel 1699 si trasferì a Mantova dove gli fu assegnato il posto di “Maestro di Cappella, da Chiesa e da Teatro” dallo stravagante duca di Mantova, Ferdinando Carlo. Dopo un periodo a Barcellona e a Roma, si trasferì definitivamente a Vienna dove morì.

Fu un fecondo compositore  e molte sue composizioni furono date in seconda esecuzione in castelli e chiese boemi e moravi, subito dopo la prima rappresentazione assoluta a Vienna.

Nelle sue opere l’armonia è libera, giocosa, ,il recitativo elegante. La melodia piena e delicata, elegante e agile, trae origine dalla musica popolare veneziana

Tomaso Albinoni, considerato oggi fra i più significativi esponenti del tardo barocco veneziano, fu un compositore prolifico, apprezzato violinista, cantante, direttore dell’ accademia. “Dei Carteri” Coltivò l’arte della composizione musicale soltanto per diletto e non per esigenze di affermazione professionale Visse sempre a Venezia anche se viaggiò molto. Divise equamente la sua attività tra le composizioni per canto e per strumenti.

Nello stile, elabora un originale linguaggio compositivo, denotando un utilizzo molto personale degli elementi melodici, armonici, ritmici e timbrici in uso presso gli autori coevi. Lo stile di Albinoni, piuttosto caratteristico e facilmente riconoscibile, rimase tendenzialmente stabile nel corso della sua intera composizione artistica: pur seguendo in parte le evoluzioni del gusto, diversi elementi si mantennero immutati attraverso i decenni, conferendo alla sua produzione una grande omogeneità.

Il suo è un linguaggio fluente e chiaro, dall’articolazione formale nitida e dal ritmo lineare.

T. ALBINONI,«Lontan da te mia vita»
Recit –
Lontan da te mia vita / s’ancor viva son io, o che del viver mio
il faretrato arcier forma un portento,
o per anima in seno ho il mio tormento;
no, che viva non sono / se il mio cor, la mia vita è sempre teco:
sì che viva son sempre / a’ la mia morte a’ canto se mi scorge ch’io vivo / il duolo e il pianto.
Aria – Senza voi care pupille
s’io mi viva ancor on so. Così esangue è questo core, che nel pianto, e nel dolore vivendo il mio morir vita non ho.
Senza voi care pupille s’io mi viva ancor non so.
Recit – Deh, se i pianti, e i sospiri / pon destarti a pietade,biondo nume di Delo / rischiara l’aura, e il cielo, e porta (oh Dio!) quel giorno, / ch’a me l’anima mia faccia ritorno.
Affretta il tempo e l’ore / perché rieda il mio core, e s’al corso men lenti / con i tuoi dardi Amor / sferza i momenti.
Aria – Chi mi rende il mio tesoro vita all’alma renderà. Chi mi dà chi tanto adoro del mio core il cor sarà.
Chi mi rende il mio tesoro vita all’alma renderà.

A. CALDARA
CANTATA
Recit. Innocente cor mio di costanza, e di fede albergo, e centro a che di due pupille / t’impegna il dolce ardor? Dove t’inoltri, malgrado i sentimenti, che l’alma libertà fedel t’inspira? Sotto la neve, e rosa che appresso de’ suoi rai sorgon più belle; sotto la vaga fiamma, che il rischio dei suoi lampi amabil rende alma crudel chi sa? forse s’asconde.
La libertà peduta tardi, o non mai racquista un cor fedele: più non giova offrir voti a la salute, quando nel seno incauto avvelenato stral già aprì la piaga: fuggi, fuggi, o mio cor, né più t’arresta, perché sol serve ad aggravar le pene l’opporsi al vincitor tra le catene.
Aria – Non fidarti, e non scherzare con l’amor benché nascente. Poiché debile scintilla e negletta a pena brilla spesso accende ardor possente
Recit – La vaga luce di quei rai che miri t’alletta e ti consiglia a riceverne in sen tutto il riflesso: ma sarai poi sicuro di resister costante a la sua fiamma,
godendone tranquillo lo splendore senza esporti all’incendio? No: non credi a te stesso, o incauto core, poiché al foco ad amore non fu possibil mai di por confine: amerai dunque, e come?
Non paventi i perigli, le cure, le frodi, ed i martori gli inganni ed i timori, le angosce e le sciagure che seco tragge amor nel sen che accende?
Ah, detesta cor mio le lusinghe d’un ben troppo fallace che sa introdursi, tenera dolcezza, e non finisce mai che in amarezza.
Aria – Temi d’amore / se mai t’infiamma dolce la  fiamma / vago l’ardor. Poiché violento / per un contento che porge ai sensi / di mali immensi / inonda il cor.
Temi d’amore / se mai f’infiamma dolce la fiamma / vago l’ardor.

CANTATA
Recit – Risoluto son già – tiranno amore – a sciogliere quei lacci dove vil prigionier restai gran tempo;
l’alma ragion m’insegna ch’ogni core fedel falso tradisti, già ardisco disprezzar il fiero sdegno, me tanto tormentò quest’alma infausta già il tuo valore sfido, già t’aspetta impaziente il cor tenace e aspra guerra antepone a infida pace.
Aria – Arma frodi, strali scocca provocato cieco ingrato contro questo offeso cor. Restar saldo ognor mi tocca che il fuggire dal tuo ardire par trionfo, ed è timor.
Arma frodi…
Recit – Quel panico spavento che prima d’affrontarsi col periglio l’alma spinge alla fuga, è troppa soggezion, poichè s’apprende maggior di
quello ch’è il periglio stesso, e quando il danno inaspettato arriva, entra struggendo il petto mal difeso che trovò già avvilito: per vincer dunque l’armi de l’amore meglio è un sprezzante ardir che un vil timore.
Aria – Guerra, guerra, all’armi, all’armi, ardirò così inoltrarmi nella reggia della gloria.
Manterrà il mio cor l’impegno sinché renda al valor degno o la morte o la vittoria.