9° Concerto

Domenica 22 marzo 2020- ore 16,00

Centro Eventi “Il Maggiore”

Duo Lamberto-Fossat

Pianoforte a 4 mani

Musiche di A. Dvořàk, C. Von Weber, J. Brahms

Programma

A. DVORAK DANZE SLAVE OP.46

No. 1 Furiant
No. 2 Dumka
No. 3 Minuet
No. 4 Sousedská
No. 5 Skočná
No. 6 Klatovàk
No. 7 Tetka,
No. 8 Furiant

C. M. VON WEBER INVITO ALLA DANZA

Rondò Brillante

J. BRAHMS DANZE UNGHERESI

No. 1 Allegro molto
No. 2 Allegro non assai
No. 3 Allegretto
No. 4 Poco sostenuto
No. 5 Allegro – Vivace
No. 6 Vivace

Mario Lamberto diplomato in composizione, direzione d’orchestra, pianoforte, musica corale e direzione di coro , ha frequentato  corsi di perfezionamento di direzione d’orchestra. Vincitore in concorsi nazionali ed internazionali. ha diretto diverse orchestre in Italia (tra cui quella della RAI) e all’estero e collabora con il Teatro Regio di Torino Il suo repertorio spazia dal barocco alla musica contemporanea e comprende i capolavori sinfonici, sinfonico-corali e operistici della grande tradizione, unitamente a composizioni di più raro ascolto. Svolge attività di docente presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino

Patrizia Fossat dopo la maturità classica,  si laurea  in pianoforte presso il Conservatorio Cantelli di Novara. In veste di solista e in duo a quattro mani si piazza ai primi posti in numerosi concorsi nazionali ed internazionali e tiene concerti solistici e in duo in diverse rassegne concertistiche.  Si è laureata con il massimo dei voti presso l’Università di Torino in Lettere moderne discutendo la  tesi di laurea dal titolo “Arte e tecnica in Chopin: la pausa come strumento espressivo s strutturale”.

Le Danze slave sono una serie di 8 brani composti da A. Dvorak nel 1878, inizialmente per pianoforte a quattro mani, ispirate dalle Danze Ungheresi di J. Brahms. Anziché ricorrere a materiale “popolare”, Dvorak  crea delle melodie originali improntate a delle tipologie di danze tradizionali, basandosi soprattutto sugli schemi ritmici, senza aderire a un unico modello e  su plurime contaminazioni; prevalgono le danze di ascendenza cèca.

La Danza n.1 si apre con un furiant, una danza cèca rapida; il termine indica un ballo di corteggiamento eseguito dinanzi alla dama in atteggiamento superbo o addirittura borioso. La seconda parte del brano è una mazur, danza popolare polacca originaria della Mazovia, da cui prende il nome; da essa sarebbe poi derivata la mazurka.

L’inizio della Danza n.2 è nello stile della dumka, termine russo (da dumat, «rimuginare nella propria testa»), non propriamente una danza, ma una ballata ucraina,  in tempo lento o moderato con una dolente e malinconica melodia. Una sorta di berceuse alternata con un ritmo di vovcacka, una danza maschile “saltata”che indica un tipo di canto popolare slavo di origine ucraina.

Derivato dalla melodia precedente, ma di tutt’altro carattere, è lo spunto che apre la seconda frase scritto nel vivace stile della vovcackà: sull’alternarsi di questi due elementi si basa il resto del brano.

La Danza n.3 presenta somiglianze con il minuet, ma l’accompagnamento evidenzia invece affinità con la sousedskà,  via di mezzo fra il minuetto e il Ländler.

La Danza n.4  presenta una mistura di tradizioni diverse: il mazur slesiano, la polacca e la sousedskà ceca.

Nella Danza n.5 si nota l’andamento caratteristico della skocnà, un tipo di danza saltellante, e del vrtàk («avvitarsi, attorcigliarsi»); entrambe queste danze sono varianti dell’obkrocàk,

La Danza n.6 è un klatovàk (dall’aggettivo klativy, «titubante»), un ballo caratteristico di Stritez simile alla polka. Il brano inizia con una melodia pacata che lascia però ben presto il posto a un motivo ben più sfrenato, tipico della polka.

La Danza n. 7  è una tetka, che significa «zia».

La Danza n. 8  conclude, con logica circolare, la serie delle Danze: è di nuovo un furiant, la danza cèca che aveva aperto la raccolta.

L’Invito alla danza è una composizione per pianoforte scritta da C. M. von Weber nella forma di rondò brillante. Il celebre tema centrale sembra ricordare i primi valzer di J. Strauss padre. Il brano inizia con una introduzione lenta, che vuole rappresentare la domanda-invito di un gentiluomo a una donna per danzare insieme. La donna esita, l’uomo insiste, e infine lei accetta: inizia il ballo. Alla fine ritorna il gentile tema dell’inizio, il gentiluomo riaccompagna la donna al proprio posto e si congeda. L’invito alla danza rimane ancor oggi uno dei pezzi più celebri di Weber.

Le Danze ungheresi per pianoforte a quattro mani sono state scritte da J. Brahms agli inizi della sua carriera musicale. Per guadagnarsi da vivere suonò con piccoli complessi che si esibivano nel porto di Amburgo. A questa esperienza di genti, culture e musiche eterogenee è da attribuirsi la fonte delle sue prime ispirazioni etnomusicali. Nel 1852, il diciannovenne Brahms iniziò la composizione delle danze ungheresi per puro diletto. Il lavoro continuò sino al 1869, quando a Bonn l’editore Simrock pubblicò i primi due quaderni che raccoglievano le prime dieci composizioni. Queste ebbero in tutta Europa un notevole successo e furono immediato oggetto delle più svariate trascrizioni.