4° Concerto

Domenica 21 gennaio 2018 – ore 16,00

Teatro “ Maggiore” – Verbania

Quintetti per Fiati e Pianoforti

Musiche di A. W.A. Mozart, L. Van Beethoven

Programma

W.A.Mozart
Quintetto K.452

Largo- Allegro moderato
Larghetto
Allegretto

L.Van Beethoven
Quintetto Op.16

Grave- Allegro moderato
Andante cantabile
Rondò- Allegro ma non troppo

 

Pianoforte: Cinzia Paola Baggio
Oboe: Antonio Palumbo
Clarinetto: Gabriele Oglina
Corno: Davide Citera
Fagotto: Luca Barchi

Gli esecutori sono docenti di strumento presso il Liceo Musicale  Piero Gobetti di Omegna. La passione per la musica e la pluriennale esperienza in formazioni cameristiche e orchestrali li hanno portati alla realizzazione di un progetto musicale importante per la letteratura dedicata a questa formazione: le due opere proposte sono infatti due capisaldi della storia della musica da camera del periodo classico.

Paola Cinzia Baggio  laureata  in Pianoforte principale, diplomata in Didattica della Musica  e della metodologia Willems svolge  attività didattica e concertistica sia come solista sia in varie formazioni di camera. Ha dedicato un’attenzione particolare all’esecuzione di composizioni per pianoforte e l’opera omnia per violoncello e pianoforte di G. Martucci.

Antonio Palumbo diplomato in oboe, si è perfezionato in Italia e all’estero.  Ha partecipato ad importanti rassegne musicali e  collabora con numerose orchestre. Ha suonato, sotto la direzione i prestigiosi  Maestri ed effettuato registrazioni per enti nazionali e internazionali.

Gabriele Oglina diplomandosi in Clarinetto e in Didattica della Musica, ha proseguito la sua formazione studiando Direzione di Orchestra di fiati. È fondatore e direttore  dell’Orchestra di fiati Accademia, con la quale ha ottenuto importanti riconoscimenti in concorsi e rassegne nazionali ed internazionali . Svolge da anni un’ intensa attività di musica da camera con particolare attenzione al repertorio per strumenti a fiato.

Luca Barchi si è avvicinato alla musica all’età di 11 anni iniziando a studiare Saxofono nel quale si è diplomato.In seguito ha conseguito la laurea in Didattica della Musica e in Fagotto All’attività concertista affianca quella didattica. In veste di fagottista e in ambito cameristico ed orchestrale ha collaborato con diverse orchestre

Davide Citera diplomato  in Corno, consegue diversi master all’estero, collabora sia come solista che come primo corno presso orchestre straniere e ha lavorato con musicisti e direttori prestigiosi.Svolge attività solistica, cameristica e didattica. Ha inciso diversi CD.

 

Il Quintetto in mi bemolle maggiore per pianoforte e fiati K. 452, fu completato da W. A. Mozart il 30 marzo 1784 ed eseguito per la prima volta due giorni dopo al Burgtheater di Vienna, con il compositore al pianoforte. Il Quintetto in mi bemolle maggiore per pianoforte e fiati K. 452, fu completato da W. A. Mozart il 30 marzo 1784 ed eseguito per la prima volta due giorni dopo al Burgtheater di Vienna, con il compositore al pianoforte. Poco dopo il concerto, Mozart  scrisse  al padre Leopold che la riteneva una delle cose migliori che avesse mai scritto . I tre movimenti richiamano fortemente la struttura tipica della sonata . Il primo movimento Allegro in forma-sonata, con vari temi che vengono passati da strumento a strumento, solitamente introdotti dal pianoforte che poi accompagna mentre oboe, clarinetto, corno e fagotto suonano variazioni su di essi. Il Larghetto, come altri secondi movimenti di composizioni mozartiane, è lieve e gentile. L’Allegretto è un ” rondò ” del genere che Mozart era solito usare per il finale di molti concerti per pianoforte da lui scritti in quel periodo e contiene verso la fine una sezione a mo’ di cadenza.Quest’opera   fornì   l’ispirazione a  Beethoven per il suo Quintetto in mi bemolle  per  pianoforte  e  archi, op. 16 , composto in onore di Mozart nel 1796.

Opera fra le meno eseguite, certo a causa dell’organico, il Quintetto in mi bemolle maggiore op. 16, si ascrive sicuramente fra le riuscite splendide della prima maniera beethoveniana.
Nella sua serenità senza nubi, nella sua tenera cantabilità, ha il colore e la frenesia dei vent’anni: le opere seguenti saranno più perfette, ma non ritroveranno quel fremito.

La composizione si articola in tre movimenti. Il primo, preceduto da un Grave alquanto serioso, non lascia presagire alcun dramma e presenta due temi nettamente sbalzati armonicamente che si integrano in asciutte elaborazioni di salda coesione architettonica. In esso Beethoven dà prova di essere erede e continuatore del linguaggio dei suoi predecessori. Segue un Andante di tenera cantabilità, effusivo e soave, di una serenità senza nubi, tutt’al più tinteggiato da alcuni chiaroscuri dei fiati, riverberati in un alone preromantico.
Questa parentesi introspettiva conduce alla liberazione del Rondò finale, nel quale la briglia si scioglie e incita il gioco delle parti, ad ognuna concedendo il suo momento di gloria con amabile condiscendenza e al tempo stesso con attento controllo dell’insieme

Beethoven amava molto suonare questo Quintetto che evidentemente rappresentava per lui un momento di distensione e di felicità creativa.