Domenica 23 marzo 2025 – ore 16,00
Centro Eventi “Il Maggiore”
Amore e morte le due anime del Romanticismo
Quartetto Dorè
Musiche di F. Mendelssohn-Bartholdy – F. Schubert
Programma
F. Mendelsshn-Bartholdy (1809-1847)
Quartetto per Archi n. 2 Op. 13
Adagio-Allegro vivace
Adagio non lento
Intermezzo:Allegretto con moto-Allegro di molto
Presto-Adagio non lento
F. Schubert (1797-1828)
Quartetto per Archi n. 14 D 810
“La Morte e la Fanciulla”
Allegro
Andante con moto
Scherzo: Allegro molto
Presto
Il Doré Quartet è un quartetto d’archi che nasce nel 2021 presso il Conservatorium Maastricht dall’unione di giovani talenti provenienti da Italia e Spagna, con una passione condivisa per la musica da camera.
Il quartetto prende il nome da Gustave Doré, artista francese eccezionalmente talentuoso ed eclettico. Le sue molteplici capacità come illustratore hanno avuto un impatto senza pari sulla percezione collettiva di numerosi personaggi culturali e letterari.
Così come Doré fu capace di riproporre tramite la propria opera incisoria i più grandi capolavori della letteratura occidentale, allo stesso modo il quartetto vuole reinterpretare il repertorio storico e contemporaneo del quartetto d’archi, in modo autentico e passionale.
Il Doré Quartet ha come intento ultimo la condivisione della bellezza, che nasce dalla gioia e dal privilegio di poter riscoprire insieme l’inestimabile eredità del repertorio quartettistico.
Ilaria Taioli, violino
Samuele Di Gioia, violino
José Manuel Muriel Lòpez, viola
Caterina Vannoni, violoncello
La produzione quartettistica di F. Mendelssohn è stata a lungo vittima di un pregiudizio estetico che la condannava come “classicista” ed “epigonica”, influenzandone negativamente la recezione fino a tempi relativamente recenti. Con l’op. 13 in la minore, il suo secondo Quartetto, composto nel 1827 e pubblicato nel 1830, il diciottenne Mendelssohn si confrontò con l’eredità beethoveniana, coniugandola con le proprie precedenti conquiste sul piano tecnico e stilistico, Nel caso del Quartetto in la minore op. 13, l’omaggio di Mendelssohn a Beethoven avviene in maniera raffinata e articolata.
Il Quartetto per archi n. 2 op. 13 si apre con un Adagio introduttivo, una tecnica già cara ad Haydn, ma che ora viene piegata a fini espressivi completamente diversi: l’angosciosa introduzione, pare originata da una delusione amorosa, è quindi collegata attraverso un tremolo della viola al primo movimento – Allegro vivace – di grande intensità scritto in forma sonata atipica.
Il primo tema, Adagio-Allegro vivace caratterizzato da un ritmo molto preciso, è accennato ed elaborato in forma di canone dagli altri tre strumenti prima di essere esposto in maniera completa dal violino primo. Il secondo movimento – Adagio non lento – unisce un primo momento cantabile ad un secondo più vivace, con una sezione centrale poco più animata cui segue la ripresa dell’andamento iniziale. Il posto dello scherzo è occupato da un Intermezzo, “pezzo caratteristico” di ispirazione romantica più che uno scherzo di ascendenza beethoviana Il Presto finale in forma sonata in cui è ripreso l’Adagio introduttivo, a sua volta interrotto da un recitativo del primo violino, conclude la composizione.
Il Quartetto per archi n. 14 D810 di F. Schubert è certamente uno dei lavori cameristici più perfetti del musicista austriaco: W. Dahms lo giudica il più diretto anello di congiunzione fra Beethoven e Brahms, infatti la genialità del disegno armonico, l’equilibrio delle sonorità e la varietà dello svolgimento tematico lo pongono molto al di sopra della precedente produzione quartettistica schubertiana.
Ha goduto sempre e giustamente di grande popolarità, soprattutto per il secondo tempo, il mirabile Andante con variazioni sul tema liederistico già utilizzato nel febbraio del 1817, in Der Tod una das Mädchen, (La morte e la fanciulla), che ha dato poi il titolo all’intera composizione.
Un pensiero di rassegnata tristezza grava sul tema principale della variazione, indicato da Schubert con queste parole pronunciate dal personaggio simbolico della morte, consolatrice di ogni umano affanno: «Non aver paura, non ti faccio male. Riposerai dolcemente sulle mie braccia». Un lirismo di straordinaria purezza avvolge le cinque variazioni, proiettate verso quel superiore clima spirituale che l’estetica romantica definisce “l’approdo dell’espressione redentrice della musica”; la terza e la quinta variazione hanno un tono più teso e agitato, come a sottolineare un senso di ribellione contro la dolorosa realtà della vita.
L’Allegro iniziale è basato sul conflitto tra due temi di carattere opposto, quasi ad indicare l’ambiente psicologico in cui si muove il Quartetto: cupo ed energico l’uno, grazioso e affettuoso l’altro. Nella coda il contrasto si attutisce e si scioglie in accordi ombrosamente sfumati e delicati, nel secondo movimento Andante con moto. Spigliato e giovanile si presenta lo Scherzo, il cui ritmo tagliente e scandito verrà ripreso da Wagner per la scena della fucina nel primo atto del Siegfried, Prima della ripresa del tema principale si snoda un trio molto cantabile. Di taglio un po’ beethoveniano il Presto finale, pieno di dinamismo vigoroso e di colori smaglianti, è formato da due temi: il primo vivace e brillante, il secondo più disteso e cantabile. Einstein lo definisce «la tarantella della morte, in una combinazione di rondò e di forma sonata» che si conclude con un vigoroso e drammatico Prestissimo